Paravai, 1995
Sotto la violenza cieca del sole, uomini e cose sembravano impallidire fino a dissolversi. Il calore fondeva i profumi dei campi e della foresta in un’unica, nauseante nota e l’aria, vibrante del frinire ossessivo delle cicale, era così densa che la polvere vi restava sospesa in miriadi di granuli opachi.
Kala alzò lo sguardo dai suoi sandali e scorgendo il villaggio accelerò il passo; in quel momento l’unica cosa che voleva era sfuggire a quel cielo di rame.
Appena in casa si tolse il velo e si accasciò sullo sgabello di legno, appoggiando i gomiti al tavolo e reggendosi la testa tra le mani. Aveva solo trentatré anni,ma la fatica e la mancanza di buon cibo la stavano consumando prima del tempo.
Non era il servizio a pesarle, la casa della signora Shankar era sempre ordinata e pulirla si rivelava puntualmente una cosa da poco; erano quei sei chilometri a piedi e quel caldo d’inferno a sfiancarla. A maggio, con l’arrivo dei monsoni, sarebbe andata anche peggio.
Per fortuna i bambini erano a scuola, aveva ancora tempo per cuocere il riso e preparare il chapati; poteva riposare per qualche minuto, cercando di non pensare ai soldi che doveva al mugnaio, al quaderno nuovo per Jay, al vestito liso di Lavanya. Per un momento voleva solo lasciarsi andare e abbandonarsi al cieco, confortevole tepore del nulla.
All’improvviso la testa le cadde in avanti, come trascinata in un abisso, e con un sussulto spaventato si svegliò. Stordita, sbatté le palpebre guardandosi intorno e quando la coscienza si riunì nuovamente al corpo, desiderò trovarsi in qualunque altro luogo. Durò un istante. Kala, che era una brava donna, educata ad anteporre la famiglia a se stessa, si pentì subito di quel pensiero.
Massimo Turcato, Adriel, I Sognatori, Lecce 2014.
Il libro sul sito dell’editore: http://www.casadeisognatori.com/adriel-massimo-turcato/ (con estratto)
La mia recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2014/11/09/massimo-turcato-adriel/