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Algernon Blackwood, John Silence, Physician Extraordinary – 1908

Torno al mio antico amore, Algernon Blackwood, dopo un po’ di tempo, ritrovandolo sempre brillante, sebbene questi racconti non mi abbiano coinvolta come tanti altri suoi.

Ho trovato questa raccolta su Project Gutenberg quando ancora funzionava anche in Italia; ora se volete accedere al sito dovete usare una VPN, ma comunque troverete questo libro anche su altri siti che raccolgono libri di pubblico dominio. In italiano, invece, è stato tradotto nel 2010 come John Silence e altri incubi per UTET e nel 2022 come John Silence. Detective dell’occulto per Fanucci. Ho scoperto con disappunto che le storie con protagonista John Silence sono sei, mentre il libro di Project Gutenberg ne raccoglie solo cinque.

La qualità dei racconti di Blackwood è sempre alta, purtroppo però in questo caso non li ho trovati memorabili. Sarà però il tempo a dire se mi resteranno impressi nella memoria oppure no.

Il protagonista di questa raccolta è John Silence, un medico un po’ particolare che si occupa di occulto, quindi di tutti quei casi in cui il soprannaturale prende il sopravvento e nei quali un normale detective non saprebbe dove mettere le mani.

Il racconto che mi è piaciuto di più è “Secret Worship”. Un inglese torna in Germania, nei luoghi dove ha studiato da ragazzino, e decide di visitare la sua vecchia scuola che gli evoca ancora tanti piacevoli ricordi. Al paese lo avvisano che niente è più come prima, ma lui non ci vuole credere. La troverà, in effetti, un po’ cambiata. E senza l’intervento di John Silence sarebbe andata a finire molto male.

Mi è piaciuto molto anche “The Camp of the Dog”, sebbene il finale me lo abbia fatto scadere molto, purtroppo. Un piccolo gruppo di amici trascorre le vacanze in un’isola svedese disabitata. Le descrizioni del paesaggio e dell’avvicinarsi della minaccia incombente sono nel migliore stile di Blackwood, che quando si immerge in questo tipo di letteratura naturalistica “dark” fa scintille. L’isola è disabitata ma a un certo punto la ragazza del gruppo, Joan, inizia a sentire la presenza notturna di un cane. Non dico di più per non rovinarvi la lettura.

Gli altri tre racconti sono belli, ma è mancato l’effetto “wow”. Non consiglio di iniziare la conoscenza di Blackwood con questo libro, ma piuttosto con gli altri suoi racconti, in particolare i racconti lunghi (o romanzi brevi) Wendigo e I salici.

Titolo: John Silence, Physician Extraordinary
Titolo italiano: John Silence e altri incubi / John Silence. Detective dell’occulto
Autore: Algernon Blackwood
Casa editrice: pubblico dominio
Pubblicazione originale: 1908
Numero di pagine: 256
Lingua originale: inglese

Jaroslavas Melnikas, The Last Day (Lituania)

Jaroslavas Melnikas (Jaroslav Melnik) è nato in Ucraina ma si è successivamente trasferito in Lituania, paese di cui ha preso la cittadinanza, e oggi è a tutti gli effetti considerato un autore lituano. Ha scritto libri in ucraino, lituano e francese (vive infatti tra la Lituania e la Francia). Credo però che questo sia l’unico disponibile in inglese, mentre nessuno dei suoi libri è mai stato tradotto in italiano. Se però leggete in francese credo che possiate avere una più vasta scelta.

Noir Press è una casa editrice inglese che si dedica a tradurre in inglese libri di autori lituani contemporanei.

Come sono venuta a conoscenza di questo libro? Grazie a una blogger che seguo e che ha gusti molto simili ai miei. Qui potete leggere la sua bella recensione e se vi piace la letteratura “strana” e/o la weird fiction in senso stretto vi consiglio di seguirla (scrive in inglese).

The Last Day è una raccolta che comprende otto racconti, uno più bizzarro dell’altro. Tutti i racconti hanno forti influenze letterarie e non solo: per esempio ho sentito Canetti, F. Scott Fitzgerald (The End, purtroppo, è praticamente un plagio di Il curioso caso di Benjamin Button), ma anche The Truman Show.

I racconti sono tutti molto belli e scritti con uno stile eccellente. A quanto ho letto in giro, Melnikas è anche un filosofo e questo si sente moltissimo, perché tutti i racconti ruotano intorno a delle tematiche profonde che non possono che far riflettere su alcuni aspetti della vita. C’è sicuramente molta filosofia in questi racconti.

Il mio preferito è The Grand Piano Room, di cui potete leggere le prime pagine qui. In questo racconto, un uomo molto benestante ha una stanza per ogni sua necessità: dalla stanza della pittura a quella del pianoforte e così via. Un giorno la stanza del pianoforte scompare nel nulla, così, come se niente fosse. L’uomo vuole entrare nella stanza ma semplicemente non trova più la porta. E tutti i suoi familiari si comportano come se non ci fosse nulla di strano, come se quella stanza non fosse mai esistita. Piano piano tutte le stanze scompaiono una dopo l’altra e il protagonista si trova ad affrontare una situazione paradossale e a lui dolorosamente ignota. Non svelo di più perché non voglio togliervi il piacere della lettura, nel caso in cui decidiate di procurarvi questo libro (che, per inciso, costa pochi centesimi in ebook su Amazon).

Molto bello anche il racconto che dà il titolo alla raccolta. Qui ci troviamo di fronte a una situazione molto canettiana che mi ha ricordato il dramma Die Befristeten, che avevo recensito qui. Un uomo ha raccolto in un libro la data di morte di tutti gli abitanti del mondo e si viene a creare una situazione di panico assurda per cui da un lato tutti vogliono conoscere la propria data di morte, dall’altro ne hanno paura. Ma le conseguenze saranno ben diverse da quello che ci si potrebbe immaginare e in un certo senso il racconto rimanda anche alla mania tutta da social network di fare tutto in diretta, anche le cose più intime.

It Never Ends è un altro dei miei racconti preferiti. È vero, come è stato detto sdegnosamente da qualche recensore, che la donna viene rappresentata come un essere del tutto inferiore, praticamente come un animale domestico (paragone che il protagonista non si vergogna di fare), ma sarebbe ora di imparare a sganciare la finzione dalle credenze degli autori. Così si capirebbe che non è certamente Melnikas a pensarla così, ma che vuole solo rappresentare la psicologia di un personaggio fortemente disturbato. Ad ogni modo, il titolo si riferisce a un film che, appunto, non finisce mai. Il protagonista si trova un giorno a entrare in un cinema dove vede questo film molto bizzarro in cui si segue passo passo la vita di una donna. Questo è anche il racconto più lungo e secondo me è eccezionale.

Molto filosofico A.A.A., nel quale il protagonista riceve delle lettere in cui gli viene chiesto di prendere in mano il proprio destino e compiere delle scelte importanti. Per esempio, preferisce avere un figlio o vedere il proprio lavoro riconosciuto? Il protagonista crede che sia Dio stesso a inviargli queste lettere nelle quali il destino viene messo in discussione. Un racconto sul libero arbitrio, leggendo il quale non possiamo fare a meno di riflettere su quanto abbiamo o meno in mano le redini del nostro destino.

Anche gli altri racconti sono assai meritevoli, ma non mi starò a dilungare, ho preferito parlarvi solo di quelli che mi sono piaciuti di più. Vi consiglio caldamente di leggere questo libro se vi piace la weird fiction ma anche la letteratura filosofica e pure il postmodernismo (The Author è l’apoteosi del postmoderno). Come dicevo, l’ebook costa pochi centesimi, vi consiglio di dargli una chance. Per parte mia, vorrei leggere altro di questo autore, ma il mio francese non è abbastanza buono e aspetto nella speranza che qualcuno si decida a tradurre altri suoi libri.

Titolo: The Last Day
Titolo originale: Rojalio kambarys
Autore: Jaroslavas Melnikas
Traduttrice: Marija Marcinkute
Casa editrice: Noir Press
Pubblicazione originale: 2004
Numero di pagine: 150
Lingua originale: lituano

Libri letti a maggio 2023

Jo Nesbø, Il pipistrello, ★★★: questo primo capitolo della serie di Harry Hole non è male ma non mi ha entusiasmato, secondo me si sente un po’ il fatto che sia il primo libro dell’autore.

Elizabeth von Arnim, Fräulein Schmidt and Mr Anstruther, ★★★: un romanzo che inizia noioso ma si riprende egregiamente. Non fra i migliori di questa autrice, ma comunque meritevole. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/05/07/elizabeth-von-arnim-fraulein-schmidt-and-mr-anstruther-1907/

Alexandre Dumas, Il signore dei lupi, ★★★★: un bel libro poco conosciuto del grande Dumas. Un romanzo fantastico su un uomo che fa un patto con il diavolo sotto forma di lupo. Da leggere. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/05/13/alexandre-dumas-il-signore-dei-lupi/

Diego Fontana, Digital copywriter, ★★★★: prosegue la mia esplorazione lavorativa nel mondo del copywriting. Un libro sicuramente molto valido sulla scrittura per la pubblicità.

Richard Bachman, The Long Walk, ★★★★★: Stephen King si traveste da Richard Bachman e ci regala un romanzo strepitoso. Ci si sente fisicamente male leggendolo e marciando insieme ai ragazzi protagonisti. Mi fa più paura questo che tanto horror splatter.

Silvia Moreno-Garcia, Untamed Shore, ★★★: finora il meno bello fra i libri che ho letto di questa autrice, tuttavia degno di essere letto. Ma non iniziate da qui se volete approcciarvi a Silvia Moreno-Garcia. Una ragazza messicana fa da interprete ai turisti che vanno in vacanza nel suo paesino. Conosce così una stramba famiglia di americani che la irretirà irrimediabilmente.

Sulaiman Addonia, The Consequences of Love, ★★★★: venduto come un romanzo d’amore, è in realtà molto più di questo, perché è anche e in primo luogo una spietata critica alla società saudita che relega le donne a essere un niente, nascoste dietro un burqa che le annienta. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/05/28/sulaiman-addonia-the-consequences-of-love-eritrea/

Carmine Abate, Il bacio del pane, ★★★: mi pare che Abate abbia fatto di meglio, ma comunque questo romanzo non è male. È la storia di un gruppo di adolescenti che trascorrono le estati in un paesino calabrese, ma vivono quasi tutti fuori. I due protagonisti incontrano un misterioso “vagabondo” e si interessano alla sua storia…


Foto di Rahul Pandit su Unsplash.

Sulaiman Addonia, The Consequences of Love (Eritrea)

Sulaiman Addonia è un autore di madre eritrea e padre etiope. Nato in Eritrea, ha passato i primi anni di vita in un campo profughi in Sudan, per poi trasferirsi in Arabia Saudita, quindi in Inghilterra e infine in Belgio. Scrive in inglese e questo è il suo primo romanzo, a cui ha fatto seguito qualche anno fa Il silenzio è la mia lingua madre, pubblicato in Italia da Francesco Brioschi Editore. Questo libro invece è stato tradotto in Italia come Gli amanti del Mar Rosso (titolo orrendo) per Sperling & Kupfer.

Qualcuno lo definisce un romance. Qualcuno dice che sia la risposta a Ragazze di Riad, il chick-lit in salsa araba di Rajaa Alsanea. Può essere. Tuttavia, definirlo un romance è riduttivo.

All’inizio non mi stava prendendo tanto, ma pian piano si fa più coinvolgente e a lettura terminata vi posso assicurare che è un ottimo romanzo, davvero bello.

Naser è un ragazzo eritreo. La madre ha mandato in Sudan lui e il fratello minore, a causa della guerra in Eritrea. I due ragazzini trovano rifugio in un campo profughi; in seguito lo zio, che vive in Arabia Saudita e che ha da tempo disconosciuto sua sorella (la madre di Naser), li porta con sé a Jeddah. Lo zio è un fanatico religioso in perfetto stile saudita, ma Naser, al contrario del fratellino, non si fa piegare e rimane un ragazzo indipendente. La sua adolescenza è difficile, insieme agli amici sniffa colla e beve profumo (l’alcool è ovviamente proibito in Arabia Saudita), è costretto a subire violenze.

Un giorno una donna, nascosta sotto il burqa, lascia cadere ai suoi piedi un biglietto in cui gli dice di essere innamorata di lui. Nasce così una storia d’amore impossibile tra uno straniero in un paese che ripudia l’amore e le donne, e una donna sconosciuta, che lui non ha mai potuto vedere in faccia né sentire parlare.

Sì, è vero, è una storia d’amore. Ma come dicevo, definirlo un romance è molto riduttivo, perché questo libro parla della società dell’Arabia Saudita, della condizione della donna in un paese fondamentalista, e anche della condizione degli uomini, che non vedono mai una donna se non quando si sposano, e che quindi prima si arrangiano come possono, con storie d’amore e soprattutto di sesso fra ragazzi (maschi, ovviamente).

Gli amanti del Mar Rosso è una critica sociale sotto forma di storia d’amore. Una pesante denuncia contro il fondamentalismo islamico e la retrograda e ipocrita società saudita. Insomma, è tutto quello che Ragazze di Riad non è. Perché Addonia non è un’annoiata ragazza saudita di ottima famiglia, ma un rifugiato che ha vissuto sulla propria pelle la terribile società saudita. E i protagonisti di questo romanzo non sono ricche ragazze saudite, ma due giovani, lui povero, rifugiato, straniero, dall’infanzia spezzata. Gli amanti del Mar Rosso è un libro che ha per protagonisti due ragazzi comuni in una società fuori dal normale. È un urlo, un j’accuse tinto di rosa e tuttavia potente.

Mi è piaciuto moltissimo e penso che molti lettori e lettrici lo apprezzerebbero davvero. Non fatevi fuorviare da chi lo vende come storia d’amore. È tanto di più. Spero di potermi procurare presto anche Il silenzio è la mia lingua madre.

Titolo: The Consequences of Love
Titolo italiano: Gli amanti del Mar Rosso
Autore: Sulaiman Addonia
Casa editrice: Chatto & Windus
Pubblicazione originale: 2008
Numero di pagine: 346
Lingua originale: inglese