Torno a leggere un romanzo post-apocalittico, molto fantascientifico in questo caso. L’idea mi sembrava davvero interessante: i robot, guidati da un’intelligenza artificiale di nome Archos, si ribellano agli uomini e iniziano una sanguinosa guerra contro di loro, con lo scopo di distruggerli completamente. Un tema molto attuale quello del potere delle intelligenze artificiali. Inoltre mi ha un po’ ricordato, seppure in senso contrario, il racconto La macchina si ferma di E.M. Forster.
Devo dire però che lo svolgimento è stato un po’ diverso rispetto alle mie aspettative, non perché il romanzo fosse diverso da come me lo immaginavo (la storia me la immaginavo proprio così), quanto perché purtroppo l’ho trovato parecchio noioso. Dopo la parte prettamente apocalittica, quella in cui viene raccontata la ribellione delle macchine e la loro distruzione dell’umanità, ho cominciato a perdere interesse e la seconda metà del libro, quella propriamente post-apocalittica, che racconta la guerra tra uomini e robot, è stata una specie di tortura fatta di sbadigli.
Il libro, secondo me, è pure scritto un po’ male. Tanto per cominciare ci sono degli errori/orrori di grammatica (l’ho letto in lingua originale) che non ho capito se fossero dovuti effettivamente all’autore o se volesse in questo modo ricalcare il parlato dei personaggi. Non è chiarissimo, secondo me. Inoltre, mi ha infastidito enormemente un fatto: c’è una guerra in Afghanistan e uno dei protagonisti, americano, dice di aver dovuto imparare l’arabo. Ma perché? Quando l’arabo non è la lingua ufficiale dell’Afghanistan? È ignoranza da parte dell’autore o cosa? Aveva paura che se avesse scritto “pashto” anziché “arabo” il pubblico americano si sarebbe chiesto che diavolo fosse quella roba lì? O davvero crede che in Afghanistan si parli arabo? Tra l’altro, a un certo punto mentre il nostro eroe e un ragazzo afghano parlano insieme in arabo, il ragazzo non riesce a ricordarsi come si dica una parola… ma perché, se in teoria stavano parlando nella sua lingua madre (che appunto non sarebbe la sua lingua madre nella realtà, ma lo è nella testa dell’autore)?
Ho letto in molte recensioni che l’idea del romanzo non è neanche tanto originale, ma su questo non so giudicare perché leggo poca o niente fantascienza.
Comunque, io personalmente non lo consiglio, anche se magari a molti potrebbe anche piacere. Se però siete alla ricerca di un post-apocalittico, cercate altro (e magari anche se siete alla ricerca di un romanzo di fantascienza).
Titolo: Robopocalypse
Titolo italiano: Robopocalypse
Autore: Daniel H. Wilson
Casa editrice: Vintage
Pubblicazione originale: 2011
Numero di pagine: 370
Lingua originale: inglese