Daniel H. Wilson, Robopocalypse

Torno a leggere un romanzo post-apocalittico, molto fantascientifico in questo caso. L’idea mi sembrava davvero interessante: i robot, guidati da un’intelligenza artificiale di nome Archos, si ribellano agli uomini e iniziano una sanguinosa guerra contro di loro, con lo scopo di distruggerli completamente. Un tema molto attuale quello del potere delle intelligenze artificiali. Inoltre mi ha un po’ ricordato, seppure in senso contrario, il racconto La macchina si ferma di E.M. Forster.

Devo dire però che lo svolgimento è stato un po’ diverso rispetto alle mie aspettative, non perché il romanzo fosse diverso da come me lo immaginavo (la storia me la immaginavo proprio così), quanto perché purtroppo l’ho trovato parecchio noioso. Dopo la parte prettamente apocalittica, quella in cui viene raccontata la ribellione delle macchine e la loro distruzione dell’umanità, ho cominciato a perdere interesse e la seconda metà del libro, quella propriamente post-apocalittica, che racconta la guerra tra uomini e robot, è stata una specie di tortura fatta di sbadigli.

Il libro, secondo me, è pure scritto un po’ male. Tanto per cominciare ci sono degli errori/orrori di grammatica (l’ho letto in lingua originale) che non ho capito se fossero dovuti effettivamente all’autore o se volesse in questo modo ricalcare il parlato dei personaggi. Non è chiarissimo, secondo me. Inoltre, mi ha infastidito enormemente un fatto: c’è una guerra in Afghanistan e uno dei protagonisti, americano, dice di aver dovuto imparare l’arabo. Ma perché? Quando l’arabo non è la lingua ufficiale dell’Afghanistan? È ignoranza da parte dell’autore o cosa? Aveva paura che se avesse scritto “pashto” anziché “arabo” il pubblico americano si sarebbe chiesto che diavolo fosse quella roba lì? O davvero crede che in Afghanistan si parli arabo? Tra l’altro, a un certo punto mentre il nostro eroe e un ragazzo afghano parlano insieme in arabo, il ragazzo non riesce a ricordarsi come si dica una parola… ma perché, se in teoria stavano parlando nella sua lingua madre (che appunto non sarebbe la sua lingua madre nella realtà, ma lo è nella testa dell’autore)?

Ho letto in molte recensioni che l’idea del romanzo non è neanche tanto originale, ma su questo non so giudicare perché leggo poca o niente fantascienza.

Comunque, io personalmente non lo consiglio, anche se magari a molti potrebbe anche piacere. Se però siete alla ricerca di un post-apocalittico, cercate altro (e magari anche se siete alla ricerca di un romanzo di fantascienza).

Titolo: Robopocalypse
Titolo italiano: Robopocalypse
Autore: Daniel H. Wilson
Casa editrice: Vintage
Pubblicazione originale: 2011
Numero di pagine: 370
Lingua originale: inglese

Madeline Miller, La canzone di Achille

Attenzione: questa recensione contiene SPOILER sulla parte finale. Se non sapete come finisce questo libro, non leggetela.

Chiariamo subito una cosa: La canzone di Achille non è Circe. Ho dato 4 stelle a entrambi ma trovo il secondo molto superiore. Del resto La canzone di Achille è stato il libro di esordio di Madeline Miller ed è normale che la maturità raggiunta nel secondo libro si percepisca.

Questo libro si legge in un soffio, ti cattura davvero e ti fa immergere nelle pagine così tanto da non permetterti di interrompere la lettura. Poi a volte sei costretta a farlo per fare quelle cose insulse tipo dormire, ma è difficile staccarsene.

Ci sono stati dei momenti in cui l’ho trovato un po’ sottotono, ma per contro ci sono dei momenti di poesia altissima. La storia d’amore fra Achille e Patroclo è dolce e ho fatto il tifo per il loro amore tutto il tempo. Qualche recensore ha scritto di non aver gradito il disgusto provato da Teti o da Patroclo stesso per l’omosessualità dei due, ma io credo che il disgusto di Teti fosse non tanto per l’omosessualità del figlio, quanto perché si era innamorato di un misero mortale, per giunta per niente eroico o comunque memorabile o capace di distinguersi per qualcosa. A Teti non importa che Patroclo si distingua per il suo grande cuore e per la sua delicatezza, lei non è una mortale e per lei queste non sono qualità.

La parte che mi è piaciuta di più è stata quella finale, dove secondo me l’autrice si è superata. Ho odiato Achille con tutta me stessa: ha mandato a morte il suo amato Patroclo, ha accettato la sua proposta di travestirsi da Achille e guidare l’esercito alla volta di Troia, pur sapendo benissimo che lo stava condannando a morte. Raccomandargli di non gettarsi nella mischia era più un modo per autoassolversi, secondo me. L’orgoglio l’ha accecato così tanto da indurlo a non vedere a cosa stesse acconsentendo. È vero che ha amato moltissimo Patroclo, quindi Briseide sbaglia quando gli dice che lo ha amato più da morto che da vivo, ma non mi sento comunque di darle torto perché è vero che si è fatto accecare dal suo ridicolo orgoglio. L’ho trovata una parte commovente, ha scatenato in me tantissime emozioni.

Ora dovrei davvero prendere il coraggio a due mani e decidermi a leggere l’Iliade. Dopotutto, è vero che queste opere classiche mi spaventano (non ho fatto studi classici), ma è vero pure che mi è piaciuto molto leggere l’Odissea, quindi perché non provare?

Titolo: La canzone di Achille
Titolo originale: The Song of Achilles
Autrice: Madeline Miller
Traduttori: Matteo Curtoni e Maura Parolini
Casa editrice: Marsilio / Feltrinelli
Pubblicazione originale: 2011
Numero di pagine: 382
Lingua originale: inglese

Pat Frank, Alas, Babylon (Addio Babilonia)

Essendo una grande amante del genere apocalittico e post-apocalittico, quando tempo fa una persona su Goodreads disse di aver molto apprezzato questo libro ho deciso di prenderlo, anche perché l’ho trovato gratuitamente su Project Gutenberg Canada. Devo dire che leggerlo in questo periodo non è forse stata una buona idea, ma ciò non toglie che io lo abbia apprezzato moltissimo.

Un giorno Randy riceve da suo fratello Mark un messaggio che termina con due parole: “Addio Babilonia”, una sorta di codice concordato tra i due per comunicare un evento di portata apocalittica. Infatti, Mark è un militare di alto livello e siamo nel bel mezzo della guerra fredda (il romanzo è stato scritto nel 1959). Con quel messaggio Mark vuole comunicare al fratello che la Russia è in procinto di lanciare un attacco nucleare sugli Stati Uniti.

Puntualmente, l’evento temuto si verificherà e sarà anche molto peggio del previsto. Interi stati degli USA saranno dichiarati contaminati, intere città annientate. La Florida sarà una delle zone contaminate, ma non così la piccola cittadina di Fort Repose, dove vive Randy.

Fort Repose è una specie di oasi fortunata nella quale non ci sono state grosse conseguenze nell’immediato, anche se ovviamente col passare del tempo tutto si farà molto difficile: andrà via la corrente, il cibo scarseggerà e così anche le medicine, ci saranno dei predoni lungo le strade…

Il romanzo racconta i momenti immediatamente antecedenti la caduta delle bombe atomiche, l’attacco vero e proprio e nella seconda parte la vita dopo l’attacco.

L’ho trovato un romanzo molto interessante e ben congegnato, forse profetico addirittura, anche se il livello di distruzione che narra è talmente estremo da sembrarci quasi impossibile (ma chissà). Sicuramente è figlio del suo tempo, ma l’ho trovato interessante anche per questo. Oggi ci sembra profetico, ai tempi della guerra fredda doveva essere un monito. Inoltre, ho trovato di grande interesse il fatto che sia ambientato in Florida, dove c’era rigida separazione tra bianchi e neri, cosa che, come nota Randy, non avveniva negli altri due terzi del paese. Questo è un particolare importante perché alcuni dei protagonisti sono uomini e donne di colore: com’è ovvio, dopo una catastrofe del genere, le differenze e gli odi razziali vengono messi in secondo piano perché si deve sopravvivere tutti insieme.

In conclusione, molto consigliato.

Titolo: Alas, Babylon
Titolo italiano: Addio Babilonia
Autore: Pat Frank
Casa editrice: pubblico dominio
Pubblicazione originale: 1959
Numero di pagine: 323
Lingua originale: inglese

Mark Twain, A Dog’s Tale – 1904

Non so se questo racconto di Mark Twain sia mai stato tradotto in italiano, probabilmente è presente in qualche raccolta di suoi racconti, se ne esistono. In inglese si trova in vari siti perché è ormai nel pubblico dominio.

La narratrice di questo racconto è una cagnolina, figlia di un San Bernardo e di una Collie, molto legata alla madre anche se poi verrà venduta a un’altra famiglia di umani. La madre ama sfoggiare la sua conoscenza del vocabolario, per cui butta paroloni qua e là, ma evidentemente non ne conosce il significato. Gli altri cani però non se ne accorgono e la ammirano. Quando la protagonista/narratrice entrerà a far parte della sua nuova famiglia, inizieranno sia le gioie che i dolori…

Ho trovato molto carino questo racconto, in particolare perché narrato con gli occhi di un cane, che vede gli umani dal suo punto di vista, che è ovviamente diverso dal nostro. Nonostante la grazia e pur essendo delizioso, è molto triste nel finale, ma vale la pena di essere letto.

Titolo: A Dog’s Tale
Autore: Mark Twain
Casa editrice: pubblico dominio
Pubblicazione originale: 1904
Numero di pagine: 52

Robert Marasco, Burnt Offerings (Offerte sacrificali)

Pubblicato nel 1973, secondo la prefazione questo è stato uno dei libri che ha dato vita all’horror come genere. Ben presto caduto nel dimenticatoio, dobbiamo ringraziare la casa editrice Valancourt per averlo ripubblicato qualche anno fa. Il libro è poi stato tradotto in italiano come Offerte sacrificali per Sperling & Kupfer e uscito l’anno scorso. Oggi sicuramente fa ben poca paura, ma si nota che ha ridato nuovo lustro al filone delle case infestate (filone che certo era frequentato anche prima, ovviamente).

Ben e Marian Rolfe sono una coppia di sposi e vivono in un appartamento con il loro figlio David, di circa 8 anni. L’appartamento è angusto e ha i problemi di tutti gli appartamenti: rumori, vicini spioni, e così via. I Rolfe non sopportano questi difetti, in particolare il continuo suono del pianoforte di un appartamento vicino, dove vive un insegnante di musica. Decidono perciò di trascorrere i mesi estivi in una casa in campagna. O meglio, è Marian che decide, e Ben si adegua ai desideri della moglie come fa sempre, e questo nonostante le finanze ben misere.

Marian ha sempre la meglio su tutto, è dispotica e viziata, e Ben è una specie di zerbino ai suoi piedi. Io l’avrei mandata a quel paese molto prima. Comunque, a parte questo, è ovviamente lei che decide di prendere una bellissima dimora di campagna, dopo trascorreranno i due mesi estivi. È una dimora maestosa e gigantesca, ma completamente in rovina: sarà per questo che il prezzo dell’affitto è così basso? O, come sospetta Ben, ci sarà dietro qualcos’altro? Di certo c’è la signora Allardyce, arzilla ottantacinquenne madre dei proprietari della villa, che sta sempre chiusa nella sua camera ma che ha ovviamente bisogno di qualcuno che le prepari e le porti da mangiare. Sembra l’unica magagna della villa, ma sarà davvero così? Ovviamente no, altrimenti che casa infestata sarebbe?

La prima parte del libro procede un po’ lentamente, o forse è stato solo il mio blocco del lettore che mi ha portato a percepirla come lenta. Tuttavia, ben presto iniziano l’azione e le stranezze. Marian sembra ossessionata dalla casa, Ben è convinto che ci sia qualche magagna, David si diverte come può, la zia Elizabeth, che trascorrerà l’estate con i Rolfe, cerca anche lei di trarre il meglio da questa vacanza, e la signora Allardyce non si fa vedere. Ben presto inizieranno i problemi di salute, si inasprirà l’ossessione di Marian, inizieranno i comportamenti bizzarri dei personaggi.

Il libro mi è piaciuto molto, soprattutto se letto tenendo conto del fatto che ha cinquant’anni. Come dicevo, oggi non fa più paura, ma mi sembra tutt’altro che invecchiato male, se si eccettua l’atteggiamento maschilista che lo permea, per cui Ben tratta sempre la moglie come una mezza cretina, che però lo irretisce completamente. Mi sento di consigliare la lettura agli amanti del genere “case infestate”, secondo me non ve ne pentirete.

Titolo: Burnt Offerings
Titolo italiano: Offerte sacrificali
Autore: Robert Marasco
Casa editrice: Valancourt Books
Pubblicazione originale: 1973
Numero di pagine: 170