Mark Twain, A Dog’s Tale – 1904

Non so se questo racconto di Mark Twain sia mai stato tradotto in italiano, probabilmente è presente in qualche raccolta di suoi racconti, se ne esistono. In inglese si trova in vari siti perché è ormai nel pubblico dominio.

La narratrice di questo racconto è una cagnolina, figlia di un San Bernardo e di una Collie, molto legata alla madre anche se poi verrà venduta a un’altra famiglia di umani. La madre ama sfoggiare la sua conoscenza del vocabolario, per cui butta paroloni qua e là, ma evidentemente non ne conosce il significato. Gli altri cani però non se ne accorgono e la ammirano. Quando la protagonista/narratrice entrerà a far parte della sua nuova famiglia, inizieranno sia le gioie che i dolori…

Ho trovato molto carino questo racconto, in particolare perché narrato con gli occhi di un cane, che vede gli umani dal suo punto di vista, che è ovviamente diverso dal nostro. Nonostante la grazia e pur essendo delizioso, è molto triste nel finale, ma vale la pena di essere letto.

Titolo: A Dog’s Tale
Autore: Mark Twain
Casa editrice: pubblico dominio
Pubblicazione originale: 1904
Numero di pagine: 52

Robert Marasco, Burnt Offerings (Offerte sacrificali)

Pubblicato nel 1973, secondo la prefazione questo è stato uno dei libri che ha dato vita all’horror come genere. Ben presto caduto nel dimenticatoio, dobbiamo ringraziare la casa editrice Valancourt per averlo ripubblicato qualche anno fa. Il libro è poi stato tradotto in italiano come Offerte sacrificali per Sperling & Kupfer e uscito l’anno scorso. Oggi sicuramente fa ben poca paura, ma si nota che ha ridato nuovo lustro al filone delle case infestate (filone che certo era frequentato anche prima, ovviamente).

Ben e Marian Rolfe sono una coppia di sposi e vivono in un appartamento con il loro figlio David, di circa 8 anni. L’appartamento è angusto e ha i problemi di tutti gli appartamenti: rumori, vicini spioni, e così via. I Rolfe non sopportano questi difetti, in particolare il continuo suono del pianoforte di un appartamento vicino, dove vive un insegnante di musica. Decidono perciò di trascorrere i mesi estivi in una casa in campagna. O meglio, è Marian che decide, e Ben si adegua ai desideri della moglie come fa sempre, e questo nonostante le finanze ben misere.

Marian ha sempre la meglio su tutto, è dispotica e viziata, e Ben è una specie di zerbino ai suoi piedi. Io l’avrei mandata a quel paese molto prima. Comunque, a parte questo, è ovviamente lei che decide di prendere una bellissima dimora di campagna, dopo trascorreranno i due mesi estivi. È una dimora maestosa e gigantesca, ma completamente in rovina: sarà per questo che il prezzo dell’affitto è così basso? O, come sospetta Ben, ci sarà dietro qualcos’altro? Di certo c’è la signora Allardyce, arzilla ottantacinquenne madre dei proprietari della villa, che sta sempre chiusa nella sua camera ma che ha ovviamente bisogno di qualcuno che le prepari e le porti da mangiare. Sembra l’unica magagna della villa, ma sarà davvero così? Ovviamente no, altrimenti che casa infestata sarebbe?

La prima parte del libro procede un po’ lentamente, o forse è stato solo il mio blocco del lettore che mi ha portato a percepirla come lenta. Tuttavia, ben presto iniziano l’azione e le stranezze. Marian sembra ossessionata dalla casa, Ben è convinto che ci sia qualche magagna, David si diverte come può, la zia Elizabeth, che trascorrerà l’estate con i Rolfe, cerca anche lei di trarre il meglio da questa vacanza, e la signora Allardyce non si fa vedere. Ben presto inizieranno i problemi di salute, si inasprirà l’ossessione di Marian, inizieranno i comportamenti bizzarri dei personaggi.

Il libro mi è piaciuto molto, soprattutto se letto tenendo conto del fatto che ha cinquant’anni. Come dicevo, oggi non fa più paura, ma mi sembra tutt’altro che invecchiato male, se si eccettua l’atteggiamento maschilista che lo permea, per cui Ben tratta sempre la moglie come una mezza cretina, che però lo irretisce completamente. Mi sento di consigliare la lettura agli amanti del genere “case infestate”, secondo me non ve ne pentirete.

Titolo: Burnt Offerings
Titolo italiano: Offerte sacrificali
Autore: Robert Marasco
Casa editrice: Valancourt Books
Pubblicazione originale: 1973
Numero di pagine: 170

Jim Butcher, Storm Front

Leggendo questo libro, primo di una lunga e fortunata serie chiamata The Dresden Files e pubblicato per la prima volta nel 2000, ho capito da dove ha tratto ispirazione Kevin Hearne con la sua bella serie del druido Atticus Finch. Il concetto di base è lo stesso: siamo nel mondo contemporaneo, un mondo del tutto normale, in cui però ci sono degli esseri magici che operano senza uscire allo scoperto, e seguiamo le vicende di uno di questi esseri. In questo caso Harry Dresden opera invece allo scoperto, ma è l’unico mago di Chicago a farlo, gli altri restano sotto copertura. Harry Dresden si pubblicizza come mago perfino nell’equivalente delle Pagine Gialle americane, e sulla porta del suo ufficio c’è una targa che lo identifica come mago.

Harry Dresden è in bolletta, ma per fortuna trova due potenziali clienti all’inizio del libro: una donna che gli chiede di trovare il marito scomparso (cosa che di solito lui non fa perché non è un investigatore privato) e la polizia che gli chiede aiuto per un caso un po’ troppo strano per essere un comune omicidio. Insieme a Harry seguiamo queste due indagini.

Il libro è pieno di azione e molto divertente. Ho trovato Harry Dresden un personaggio molto simpatico, un po’ come Atticus Finch ma meglio. Mi sono divertita tantissimo a leggere questo libro, che è ovviamente di puro intrattenimento, cosa che ogni tanto ci vuole decisamente.

Ho anche scoperto che l’urban fantasy è un genere che mi piace moltissimo, anche se prima non lo avevo mai considerato sotto questo punto di vista, anzi diciamo che non ero proprio a conoscenza della sua definizione, sebbene a quanto pare io abbia letto già qualche libro di questo genere. Manuel Marangoni lo definisce come un genere in cui «lo sfondo è sempre di tipo cittadino e le creature – fantastiche – sono integrate nella società».

Molto consigliato se volete divertirvi un po’. Peccato che, a quanto mi risulta, non sia mai stato tradotto in italiano, e questo nonostante possa vantare traduzioni in moltissime altre lingue, dal francese al giapponese al thailandese ecc. Case editrici italiane, svegliatevi!

Titolo: Storm Front
Autore: Jim Butcher
Casa editrice: ROC
Pubblicazione originale: 2000
Numero di pagine: 332

Silvia Moreno-Garcia, The Beautiful Ones

Generalmente non leggo romanzi rosa (o romance che dir si voglia), ma per Silvia Moreno-Garcia faccio volentieri un’eccezione, dopo aver letto altri tre suoi libri che ho trovato eccezionali. Silvia Moreno-Garcia mi ricorda per certi versi Margaret Atwood, per la straordinaria capacità di scrivere libri sempre diversi e spaziare tra vari generi senza mai commettere errori. Però in questo è più “estrema” di Atwood, perché i libri che scrive sono davvero di generi differenti e non soltanto diversi da un punto di vista tematico-stilistico. Dopo un horror (Mexican Gothic), un fantasy mitologico (Gods of Jade and Shadow) e un noir (Velvet Was the Night), mi sento di dire che anche col romance Moreno-Garcia non ne sbaglia una. Dopo quattro libri, posso dire tranquillamente che di questa autrice leggerei anche la lista della spesa, se la pubblicassero.

Ci troviamo in un mondo inventato, in una città chiamata Loisail, in un’epoca che ricorda molto la Belle Epoque e in un contesto molto francese, tanto che quasi tutti i nomi sono francesi. A Loisail è la stagione di punta per i balli e soprattutto il periodo in cui le ragazze dell’alta società si danno da fare a cercare marito. Nina arriva in città da un paesino di campagna ed è ospite di suo cugino Gaétan e di sua moglie Valérie. L’intento è trovarle un marito e “raffinare” i suoi modi di campagna troppo inadatti all’alta società di cui fa parte per diritto di nascita.

Nella prima scena ci troviamo a uno dei tanti balli e seguiamo Hector Auvray, un illusionista con poteri di telecinesi. Hector è al ballo per incontrare Valérie Beaulieu, invece incontrerà casualmente Nina Beaulieu. E no, non sarà affatto amore a prima vista.

Alcuni recensori lamentano il fatto che questo romanzo sembri una telenovela: hanno ragione, ma questo non me lo ha fatto apprezzare di meno. La scrittura di Moreno-Garcia è fulgida, la caratterizzazione dei personaggi è eccellente (abbiamo in questo romanzo uno dei personaggi più crudeli che io abbia mai incontrato – eccetto che nei thriller – ma non vi dirò chi perché non è subito chiaro). Non vedevo l’ora di andare avanti nella lettura per sapere cosa sarebbe successo a Nina, che mi ha fatto subito grande simpatia per i suoi modi non convenzionali.

Pur utilizzando un narratore onnisciente, l’autrice alterna diversi punti di vista, che non fanno che farci amare Nina, nella sua ingenuità e nel suo candore, odiata da uno dei personaggi principali, disprezzata da molti per il suo talento (anche lei, come Hector Auvray, ha poteri di telecinesi, che però non è ancora in grado di controllare). Non ho trovato macchiettistici i personaggi anche se alcuni loro tratti sono marcati, come la crudeltà in un caso, l’ingenuità nel caso di Nina, la testardaggine bovina di non rassegnarsi alla fine di un amore in un altro caso.

Mi è piaciuto moltissimo e non vedo l’ora di continuare a leggere gli altri libri di Silvia Moreno-Garcia. Non m’importa se in questo momento è una scrittrice super in voga: la sua fama è meritata, e non devo certo giustificarmi per il fatto di apprezzare un’autrice da bestseller.

Titolo: The Beautiful Ones
Autrice: Silvia Moreno-Garcia
Casa editrice: Jo Fletcher Books
Pubblicazione originale: 2017
Numero di pagine: 306

James Rollins, L’oro perduto

James Rollins, L’oro perduto (tit. originale Tracker), Nord, 2012. Traduzione di Giorgia Di Tolle.

L’oro perduto, come (credo) tutti gli altri libri di James Rollins, si ascrive al genere avventura e azione: un genere che abitualmente non frequento ma che ho provato a esplorare brevemente per i miei nuovi orizzonti di lettura, anche grazie al fatto che il libro mi era stato regalato da Il Libraio all’epoca della mia iscrizione alla newsletter.

Si tratta di un brevissimo racconto che fa parte della serie Sigma Force e che serve a introdurre i personaggi di Tucker e del cane Kane. Perfino come introduzione è troppo breve, sembra un’idea soltanto abbozzata che avrebbe potuto essere trasformata in un libro se solo l’autore ne avesse avuto voglia. Come romanzo credo che sarebbe stato anche gradevole, così è assai debole e a me personalmente ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Anche perché quasi metà del libro è dedicata all’anteprima di Labirinto d’ossa, quindi il racconto è davvero striminzito.

Siamo in Ungheria, Tucker si accorge che una donna viene seguita da tre loschi figuri e decide di aiutarla (perché poi?), insieme al fido cane Kane avuto “in eredità” una volta lasciato l’esercito. Ci sono di mezzo 92 milioni di oro rubato agli ebrei all’epoca della seconda guerra mondiale.

Alla fine il cane e il rapporto con Tucker sono la parte più interessante della storia, mentre il personaggio di Tucker in sé mi ha lasciato indifferente.

Se volete leggere qualcosa di James Rollins non partite da qui: a me non ha fatto venire nessuna voglia di conoscere questo autore.