Alexandre Dumas, Il signore dei lupi

Siamo abituati a un Dumas maestro dei romanzi storici e penso che molti di noi non lo avrebbero mai immaginato come autore di romanzi fantastici. È per questo motivo che questo romanzo mi ha molto incuriosito e l’ho voluto leggere assolutamente in questa edizione della casa editrice Alcatraz, dato che è la prima e unica traduzione integrale del libro, contrariamente all’edizione già uscita in precedenza per un’altra casa editrice.

Il libro mi è piaciuto molto, anche se certo non è all’altezza di capolavori come I tre moschettieri o Il Conte di Montecristo. Devo dire che non capisco perché molte persone lo classifichino come horror: sicuramente fa parte del filone fantastico, ma di horror ha ben poco, per non dire niente.

Thibault è un povero zoccolaio, ma è molto ambizioso, dato che ha studiato e viaggiato pensa di poter meritare di più di quel che ha. Un giorno, mentre è alla caccia di un daino che vorrebbe catturare al posto del signore del luogo, incontra un grosso lupo nero che gli offfre di esaudire tutti i suoi desideri in cambio semplicemente di un capello per ogni desiderio. Naturalmente, il lupo nero non è altri che il diavolo… Thibault acconsente a questo patto e da questo punto in poi sarà un susseguirsi di desideri di fare del male agli altri per ottenere un tornaconto personale.

Un bell’esempio di letteratura fantastica e “nera” dalla magistrale penna di Alexandre Dumas. Lo consiglio, ma mi raccomando prendete questa edizione, tra l’altro molto curata.

Titolo: Il signore dei lupi
Titolo originale: Le meneur de loups
Autore: Alexandre Dumas
Traduttrice: Camilla Scarpa
Casa editrice: Alcatraz
Pubblicazione originale: 1857
Numero di pagine: 392
Lingua originale: francese

Daniel H. Wilson, Robopocalypse

Torno a leggere un romanzo post-apocalittico, molto fantascientifico in questo caso. L’idea mi sembrava davvero interessante: i robot, guidati da un’intelligenza artificiale di nome Archos, si ribellano agli uomini e iniziano una sanguinosa guerra contro di loro, con lo scopo di distruggerli completamente. Un tema molto attuale quello del potere delle intelligenze artificiali. Inoltre mi ha un po’ ricordato, seppure in senso contrario, il racconto La macchina si ferma di E.M. Forster.

Devo dire però che lo svolgimento è stato un po’ diverso rispetto alle mie aspettative, non perché il romanzo fosse diverso da come me lo immaginavo (la storia me la immaginavo proprio così), quanto perché purtroppo l’ho trovato parecchio noioso. Dopo la parte prettamente apocalittica, quella in cui viene raccontata la ribellione delle macchine e la loro distruzione dell’umanità, ho cominciato a perdere interesse e la seconda metà del libro, quella propriamente post-apocalittica, che racconta la guerra tra uomini e robot, è stata una specie di tortura fatta di sbadigli.

Il libro, secondo me, è pure scritto un po’ male. Tanto per cominciare ci sono degli errori/orrori di grammatica (l’ho letto in lingua originale) che non ho capito se fossero dovuti effettivamente all’autore o se volesse in questo modo ricalcare il parlato dei personaggi. Non è chiarissimo, secondo me. Inoltre, mi ha infastidito enormemente un fatto: c’è una guerra in Afghanistan e uno dei protagonisti, americano, dice di aver dovuto imparare l’arabo. Ma perché? Quando l’arabo non è la lingua ufficiale dell’Afghanistan? È ignoranza da parte dell’autore o cosa? Aveva paura che se avesse scritto “pashto” anziché “arabo” il pubblico americano si sarebbe chiesto che diavolo fosse quella roba lì? O davvero crede che in Afghanistan si parli arabo? Tra l’altro, a un certo punto mentre il nostro eroe e un ragazzo afghano parlano insieme in arabo, il ragazzo non riesce a ricordarsi come si dica una parola… ma perché, se in teoria stavano parlando nella sua lingua madre (che appunto non sarebbe la sua lingua madre nella realtà, ma lo è nella testa dell’autore)?

Ho letto in molte recensioni che l’idea del romanzo non è neanche tanto originale, ma su questo non so giudicare perché leggo poca o niente fantascienza.

Comunque, io personalmente non lo consiglio, anche se magari a molti potrebbe anche piacere. Se però siete alla ricerca di un post-apocalittico, cercate altro (e magari anche se siete alla ricerca di un romanzo di fantascienza).

Titolo: Robopocalypse
Titolo italiano: Robopocalypse
Autore: Daniel H. Wilson
Casa editrice: Vintage
Pubblicazione originale: 2011
Numero di pagine: 370
Lingua originale: inglese

Louis Tracy, The Late Tenant – 1906

Al giorno d’oggi, sia questo libro sia il suo autore sono completamente dimenticati e ignoro se all’epoca della pubblicazione, nel 1906, abbiano entrambi goduto di maggiore fama. Tuttavia, l’ho trovato un piccolo gioiellino, seppur con evidenti pecche di cui però non possono dirsi esenti gli altri romanzi dell’epoca.

David Harcourt si trasferisce dal natio Wyoming a Londra e prende in affitto un appartamento che si dice infestato da un fantasma. Lui stesso entrerà subito a contatto con questo fantasma, che si manifesta con un forte odore di violette e si presenta solo di notte. Il fantasma è quello della vecchia inquilina, una certa Gwendoline Barnes, morta suicida proprio nell’appartamento a causa di una delusione d’amore. Gwendoline, infatti, era scappata di casa con un uomo da cui aveva poi avuto in figlio, apparentemente senza però sposarsi, crimine imperdonabile all’epoca. Tuttavia, la sorella di Gwendoline, Violet, è convinta che la sorella sia stata uccisa e soprattutto che ci fossero in casa delle carte che potevano dimostrare senza ombra di dubbio che l’amata sorella era sposata. David, incantato da Violet di cui si innamora perdutamente, decide di mettersi sulle tracce di queste carte per aiutare Violet a riacquistare un po’ di serenità. Nel frattempo Violet viene corteggiata da un certo Henry Van Hupfeldt, che la chiede insistemente come sposa.

Come dicevo, il romanzo non è esente da pecche, perché le avventure rocambolesche di David e delle carte perdute sono spesso assolutamente inverosimili. Tuttavia mi è piaciuto moltissimo ed è il tipico romanzo che si fa leggere in un soffio, perché non si può smettere di leggere, si vuole a tutti i costi scoprire la verità e si fa il tifo per David, assolutamente un partito migliore di Van Hupfeldt seppure povero in confronto al ricchissimo Henry. I due danno molte prove di maschilismo e di mancato rispetto per Violet come donna, per quanto entrambi se ne dichiarino innamoratissimi, ma credo che questo sia da imputarsi alla mentalità sessista dell’epoca.

Sicuramente un romanzo consigliato, se riuscite a trovarlo (forse è più semplice trovarlo in ebook). Un po’ giallo, un po’ (non tanto, se si esclude la parte iniziale) fantastico, un po’ storia d’amore (ma non melensa), si rivela un libro avvincente e appassionante, che merita di essere riscoperto, pur non essendo certo all’altezza di altri contemporanei.

Titolo: The Late Tenant
Titolo italiano: non pubblicato in italiano
Autore: Louis Tracy
Casa editrice: e-artnow
Pubblicazione originale: 1906
Numero di pagine: 204
Lingua originale: inglese

Jim Butcher, Storm Front

Leggendo questo libro, primo di una lunga e fortunata serie chiamata The Dresden Files e pubblicato per la prima volta nel 2000, ho capito da dove ha tratto ispirazione Kevin Hearne con la sua bella serie del druido Atticus Finch. Il concetto di base è lo stesso: siamo nel mondo contemporaneo, un mondo del tutto normale, in cui però ci sono degli esseri magici che operano senza uscire allo scoperto, e seguiamo le vicende di uno di questi esseri. In questo caso Harry Dresden opera invece allo scoperto, ma è l’unico mago di Chicago a farlo, gli altri restano sotto copertura. Harry Dresden si pubblicizza come mago perfino nell’equivalente delle Pagine Gialle americane, e sulla porta del suo ufficio c’è una targa che lo identifica come mago.

Harry Dresden è in bolletta, ma per fortuna trova due potenziali clienti all’inizio del libro: una donna che gli chiede di trovare il marito scomparso (cosa che di solito lui non fa perché non è un investigatore privato) e la polizia che gli chiede aiuto per un caso un po’ troppo strano per essere un comune omicidio. Insieme a Harry seguiamo queste due indagini.

Il libro è pieno di azione e molto divertente. Ho trovato Harry Dresden un personaggio molto simpatico, un po’ come Atticus Finch ma meglio. Mi sono divertita tantissimo a leggere questo libro, che è ovviamente di puro intrattenimento, cosa che ogni tanto ci vuole decisamente.

Ho anche scoperto che l’urban fantasy è un genere che mi piace moltissimo, anche se prima non lo avevo mai considerato sotto questo punto di vista, anzi diciamo che non ero proprio a conoscenza della sua definizione, sebbene a quanto pare io abbia letto già qualche libro di questo genere. Manuel Marangoni lo definisce come un genere in cui «lo sfondo è sempre di tipo cittadino e le creature – fantastiche – sono integrate nella società».

Molto consigliato se volete divertirvi un po’. Peccato che, a quanto mi risulta, non sia mai stato tradotto in italiano, e questo nonostante possa vantare traduzioni in moltissime altre lingue, dal francese al giapponese al thailandese ecc. Case editrici italiane, svegliatevi!

Titolo: Storm Front
Autore: Jim Butcher
Casa editrice: ROC
Pubblicazione originale: 2000
Numero di pagine: 332

Tad Williams, Otherland. City of Golden Shadow

Tad Williams, Otherland. City of Golden Shadow, DAW.

I capitoli di questo libro si alternano seguendo vari personaggi in storylines diverse che solo verso la metà capiamo essere interconnesse tra loro. Prima di capire come queste varie storie si intrecciassero, quella che suscitava in me un interesse di gran lunga maggiore era la storia di Renie e !Xabbu.

Renie è una giovane donna sudafricana il cui fratello, Stephen, finisce inspiegabilmente in coma. Il padre è un alcolizzato, la madre è morta e tutto il peso della responsabilità ricade su Renie. Giovane insegnante al Politecnico di Durban, si occupa di realtà virtuale (VR) e uno dei suoi studenti è il boscimano !Xabbu. In questa storyline non solo veniamo a comprendere come funziona la realtà virtuale in questo prossimo futuro (il libro è stato pubblicato nel 1996 e dovrebbe essere ambientato meno di cento anni dopo), ma scopriamo anche una civiltà a noi lontanissima come quella dei boscimani. Relegati ai margini del mondo, emarginati sia dai bianchi che dai neri, sono tuttavia il popolo più antico dell’Africa e forse addirittura fra i più antichi del mondo. Grazie a !Xabbu veniamo a conoscenza di molte delle tradizioni, della cultura e dei problemi di questo popolo ed è una parte interessantissima della storia.

Altra storia interessante ma intricatissima è quella di Paul Jonas, che vediamo proprio all’inizio del libro impegnato in trincea nella prima guerra mondiale. In seguito sembrerà spostarsi tra vari mondi, vagando come un uomo che ha perso la memoria di tutto, se stesso compreso.

Ci sono poi Orlando/Thargor e il suo compare Fredericks/Pithlit, che vivono in un mondo fantasy in qualche modo di tolkieniana memoria. Inizialmente la loro storia mi ha discretamente annoiato perché non era quello che mi aspettavo da questo libro, ma andando avanti i loro personaggi finiscono per farsi simpatici, reali e piacevoli.

Abbiamo poi la piccola Christabel e il suo amico, l’anziano Sellars. I genitori della bambina non vogliono che frequenti l’anziano uomo, ma Christabel disobbedisce e lo farà a suo rischio e pericolo.

Poi ci sono varie divinità che sono quelle che mi hanno più dato sui nervi, ma che si rivelano avere un’importanza di primo piano nella storia. Si tratta di divinità egizie, con Osiride a capo di tutte, e capiamo ben presto che sono uomini ricchi e potenti che giocano a fare gli dei nella realtà virtuale. Ma il loro è molto più di un semplice gioco…

In questo mondo prossimo futuro, la realtà virtuale è omnipervasiva e ci troviamo di fronte a un vero e proprio metaverso che per alcuni finisce quasi per sostituire la vita reale (RL). I motivi di questa sostituzione sono vari, ma quello che conta è che in questo mondo e in ogni parte del mondo tutti si dividono tra RL e VR e quest’ultima ha ovunque e per chiunque un’importanza fondamentale. Vedere fino a che punto si spinga l’immersione in questi mondi simulati è straniante se lo guardiamo con gli occhi di oggi, quando la realtà virtuale, la realtà aumentata, il multiverso e i giochi di ruolo online sono una realtà. Sono ovviamente tutte cose in cui non c’è niente di male, ma come tutte le cose, quando sono portate all’estremo come succede in questo mondo iniziano i problemi.

Questa è la prima parte di una tetralogia dal titolo Otherland, dove Otherland è uno dei mondi simulati, quello più realistico che sia mai stato creato, quello a cui tutti i personaggi del romanzo aspirano e quello che sarà la risposta a tutto. Come tutte le saghe ha un problema (per me): ogni libro è lunghissimo (questo ha 851 pagine nella mia edizione ebook) e finisce in cliffhanger pazzeschi, per cui il desiderio è teoricamente non aspettare neppure un attimo prima di iniziare il prossimo libro. Abbiamo tutti in mente Il trono di spade, no? Ecco, il mio problema è che non riesco mai a finire un libro e iniziare subito il successivo della saga, perché ho sempre bisogno di prendermi pause a volte anche sostanziali. Comunque proseguirò sicuramente.

In definitiva, il libro mi è piaciuto molto e, sebbene abbia senz’altro il difetto di dilungarsi a volte eccessivamente, è comunque ben scritto e avvincente. Purtroppo non è stato tradotto in italiano, ma se leggete in inglese e vi piace la fantascienza/fantasy (difficile ridurlo a un unico genere, direi che sia piuttosto una commistione tra i due) ve lo consiglio.

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Nuovi orizzonti di lettura: cyberpunk.