Sulaiman Addonia, The Consequences of Love (Eritrea)

Sulaiman Addonia è un autore di madre eritrea e padre etiope. Nato in Eritrea, ha passato i primi anni di vita in un campo profughi in Sudan, per poi trasferirsi in Arabia Saudita, quindi in Inghilterra e infine in Belgio. Scrive in inglese e questo è il suo primo romanzo, a cui ha fatto seguito qualche anno fa Il silenzio è la mia lingua madre, pubblicato in Italia da Francesco Brioschi Editore. Questo libro invece è stato tradotto in Italia come Gli amanti del Mar Rosso (titolo orrendo) per Sperling & Kupfer.

Qualcuno lo definisce un romance. Qualcuno dice che sia la risposta a Ragazze di Riad, il chick-lit in salsa araba di Rajaa Alsanea. Può essere. Tuttavia, definirlo un romance è riduttivo.

All’inizio non mi stava prendendo tanto, ma pian piano si fa più coinvolgente e a lettura terminata vi posso assicurare che è un ottimo romanzo, davvero bello.

Naser è un ragazzo eritreo. La madre ha mandato in Sudan lui e il fratello minore, a causa della guerra in Eritrea. I due ragazzini trovano rifugio in un campo profughi; in seguito lo zio, che vive in Arabia Saudita e che ha da tempo disconosciuto sua sorella (la madre di Naser), li porta con sé a Jeddah. Lo zio è un fanatico religioso in perfetto stile saudita, ma Naser, al contrario del fratellino, non si fa piegare e rimane un ragazzo indipendente. La sua adolescenza è difficile, insieme agli amici sniffa colla e beve profumo (l’alcool è ovviamente proibito in Arabia Saudita), è costretto a subire violenze.

Un giorno una donna, nascosta sotto il burqa, lascia cadere ai suoi piedi un biglietto in cui gli dice di essere innamorata di lui. Nasce così una storia d’amore impossibile tra uno straniero in un paese che ripudia l’amore e le donne, e una donna sconosciuta, che lui non ha mai potuto vedere in faccia né sentire parlare.

Sì, è vero, è una storia d’amore. Ma come dicevo, definirlo un romance è molto riduttivo, perché questo libro parla della società dell’Arabia Saudita, della condizione della donna in un paese fondamentalista, e anche della condizione degli uomini, che non vedono mai una donna se non quando si sposano, e che quindi prima si arrangiano come possono, con storie d’amore e soprattutto di sesso fra ragazzi (maschi, ovviamente).

Gli amanti del Mar Rosso è una critica sociale sotto forma di storia d’amore. Una pesante denuncia contro il fondamentalismo islamico e la retrograda e ipocrita società saudita. Insomma, è tutto quello che Ragazze di Riad non è. Perché Addonia non è un’annoiata ragazza saudita di ottima famiglia, ma un rifugiato che ha vissuto sulla propria pelle la terribile società saudita. E i protagonisti di questo romanzo non sono ricche ragazze saudite, ma due giovani, lui povero, rifugiato, straniero, dall’infanzia spezzata. Gli amanti del Mar Rosso è un libro che ha per protagonisti due ragazzi comuni in una società fuori dal normale. È un urlo, un j’accuse tinto di rosa e tuttavia potente.

Mi è piaciuto moltissimo e penso che molti lettori e lettrici lo apprezzerebbero davvero. Non fatevi fuorviare da chi lo vende come storia d’amore. È tanto di più. Spero di potermi procurare presto anche Il silenzio è la mia lingua madre.

Titolo: The Consequences of Love
Titolo italiano: Gli amanti del Mar Rosso
Autore: Sulaiman Addonia
Casa editrice: Chatto & Windus
Pubblicazione originale: 2008
Numero di pagine: 346
Lingua originale: inglese

Alexandre Dumas, Il signore dei lupi

Siamo abituati a un Dumas maestro dei romanzi storici e penso che molti di noi non lo avrebbero mai immaginato come autore di romanzi fantastici. È per questo motivo che questo romanzo mi ha molto incuriosito e l’ho voluto leggere assolutamente in questa edizione della casa editrice Alcatraz, dato che è la prima e unica traduzione integrale del libro, contrariamente all’edizione già uscita in precedenza per un’altra casa editrice.

Il libro mi è piaciuto molto, anche se certo non è all’altezza di capolavori come I tre moschettieri o Il Conte di Montecristo. Devo dire che non capisco perché molte persone lo classifichino come horror: sicuramente fa parte del filone fantastico, ma di horror ha ben poco, per non dire niente.

Thibault è un povero zoccolaio, ma è molto ambizioso, dato che ha studiato e viaggiato pensa di poter meritare di più di quel che ha. Un giorno, mentre è alla caccia di un daino che vorrebbe catturare al posto del signore del luogo, incontra un grosso lupo nero che gli offfre di esaudire tutti i suoi desideri in cambio semplicemente di un capello per ogni desiderio. Naturalmente, il lupo nero non è altri che il diavolo… Thibault acconsente a questo patto e da questo punto in poi sarà un susseguirsi di desideri di fare del male agli altri per ottenere un tornaconto personale.

Un bell’esempio di letteratura fantastica e “nera” dalla magistrale penna di Alexandre Dumas. Lo consiglio, ma mi raccomando prendete questa edizione, tra l’altro molto curata.

Titolo: Il signore dei lupi
Titolo originale: Le meneur de loups
Autore: Alexandre Dumas
Traduttrice: Camilla Scarpa
Casa editrice: Alcatraz
Pubblicazione originale: 1857
Numero di pagine: 392
Lingua originale: francese

Elizabeth von Arnim, Fräulein Schmidt and Mr Anstruther – 1907

Questa volta la mia amata Elizabeth von Arnim mi ha fatto penare un po’, ma alla fine ne è valsa la pena. Fino a circa il 70% del libro ho sbadigliato e mi sono annoiata, poi il romanzo si è ripreso egregiamente.

Questo libro, tradotto in italiano da Bollati Boringhieri come Lettere di una donna indipendente o, nella nuova edizione, Una donna indipendente, è un romanzo epistolare nel quale le uniche lettere che leggiamo sono quelle scritte da Fräulein Schmidt, mentre possiamo solo intuire il contenuto delle lettere di Mr Anstruther da quello che scrive Rose-Marie. Una forma che mi è piaciuta molto, devo dire.

Vi avverto che da ora in poi saranno presenti spoiler, leggete a vostro rischio e pericolo.

Nelle prime lettere Mr Anstruther è chiamato “caro Roger”: infatti, i due si sono fidanzati in segreto. Il signor Anstruther era ospite a casa di Rose-Marie a Jena, in Germania, dove prendeva lezioni di tedesco da suo padre. Poco prima di tornare in Inghilterra, i due si sono dichiarati il proprio amore di nascosto dalle rispettive famiglie, e le prime lettere che si scambiano sono appassionate come ci si potrebbe aspettare da due giovani innamorati.

A un certo punto però il signor Anstruther rompe il fidanzamento, del resto senza conseguenze dal momento che nessuno ne era a conoscenza. Infatti Rose-Marie è povera e lui sente di poter aspirare a ben altro, inoltre ha già pronta una nuova fidanzata. Dopo un po’ riprende a scrivere a Rose-Marie e iniziano una corrispondenza, diventando così buoni amici.

Dopo poco tempo però il signor Anstruther lascia anche la nuova fidanzata e, dalle lettere di Rose-Marie, capiamo che c’è un’inquietudine in lui. Rose-Marie fa finta quasi fino alla fine di non capire di che si tratti, ma pian piano risulta evidente che il signor Anstruther ha scoperto di essere realmente innamorato di lei. I due continuano comunque a scriversi.

Le lettere della signorina Schmidt sono piene di piccoli aneddoti quotidiani e riflessioni sulla vita, molto nello stile di von Arnim. Però contrariamente agli altri nove (!) romanzi che ho letto di questa autrice, questa volta mi sono molto annoiata a leggere delle piccole vicissitudini quotidiane di questa giovane ventiseienne. Come dicevo, però, le cose a un certo punto cambiano e sono contenta di aver perseverato quando avrei voluto abbandonare la lettura.

Mr Anstruther si scopre di nuovo innamorato di Fräulein Schmidt e diventa sempre più insistente. Rose-Marie, dopo l’iniziale cocente delusione dovuta all’essere stata lasciata, si scopre invece una donna indipendente e capacissima di gioire della propria quotidianità fatta di natura, amore per il padre, libri e in seguito anche una bella amicizia con una nuova vicina di casa. Ma Anstruther è sempre più insistente e non vuole credere al fatto che Rose-Marie si sia rifatta una vita, sebbene da single e vivendo ancora con il padre. Diciamolo, a un certo punto il signor Anstruther diventa niente meno che uno stalker. A questo punto abbiamo la conferma di come Rose-Marie sia davvero indipendente e non possiamo che prendere le sue parti.

Penso che valga la pena leggere questo libro per l’ultimo terzo e anche per qualche riflessione interessante di Rose-Marie. Non lo considero di certo tra i libri più riusciti di Elizabeth von Arnim (e infatti mi pare che non sia neanche tanto conosciuto), ma se avete letto altro di questa autrice e volete approfondire ne vale comunque la pena. Sconsigliatissimo cominciare la sua conoscenza con questo libro. Consigliato perseverare anche se all’inizio sembra noioso.

Titolo: Fräulein Schmidt and Mr Anstruther
Titolo italiano: Lettere di una donna indipendente / Una donna indipendente
Autrice: Elizabeth von Arnim
Casa editrice: pubblico dominio
Pubblicazione originale: 1907
Numero di pagine: 392
Lingua originale: inglese

Libri letti a marzo e aprile 2023

Unisco i mesi di marzo e aprile perché a marzo ho finito un solo libro, anche se ne ho portato avanti uno lunghissimo. Ecco l’elenco:

Nina Sattler-Hovdar, Get Fit for the Future of Transcreation, ★★★★★: libro bellissimo e assolutamente imprescindibile per chiunque voglia approcciarsi al mondo della transcreation. Come si potrà capire l’ho letto per lavoro, perché è un settore che mi interessa moltissimo e nel quale vorrei inserirmi.

Michael Miller, Web Words That Work, ★★★★: anche questo letto per lavoro, perché chiunque voglia occuparsi di transcreation non può fare a meno di interessarsi anche di copywriting. Un testo un po’ datato ma che contiene comunque molti spunti interessanti.

Alexandre Dumas, Il visconte di Bragelonne, ★★★★: ecco il libro che mi ha tenuto impegnata per tutto il mese di marzo, un mostro di 2000 e passa pagine. Degna conclusione del ciclo dei Moschettieri, è senz’altro meno bello dei primi due, ma non si può dire che non si difenda benissimo. Sono molto contenta di averlo letto e di aver ritrovato i miei amati quattro moschettieri nelle avventure della loro età avanzata.

Sergej Kozlov e Jurij Norstein, Il riccio nella nebbia, ★★★: un bellissimo libro illustrato, con delle illustrazioni stupende e una piccola storia per grandi e piccini.

William Shakespeare, Il mercante di Venezia, ★★★★: da qualche anno porto avanti la rilettura delle opere di Shakespeare e la lettura di quelle che non conoscevo ancora. In questo caso si tratta di una rilettura e ho apprezzato il testo ancor più della prima volta, forse grazie alla maggiore maturità.

Pat Frank, Alas, Babylon, ★★★★: un bellissimo post-apocalittico ambientato durante e dopo una tragedia nucleare che ha spazzato via buona parte dell’umanità. Secondo me una pietra miliare del genere (è stato pubblicato nel 1959). Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/06/pat-frank-alas-babylon-addio-babilonia/

Madeline Miller, La canzone di Achille, ★★★★: ancora uno struggente libro della bravissima Madeline Miller, che questa volta ci porta a conoscere la vita di Achille e del suo amato Patroclo. Una storia d’amore prima ancora che una storia di guerra. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/09/madeline-miller-la-canzone-di-achille/

Mario Benedetti, Impalcature, ★★★★: secondo libro che leggo di Mario Benedetti, mi conferma che questo autore mi piace moltissimo. Consiglio a tutti di fare la conoscenza di questo scrittore uruguayano. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/11/mario-bendetti-impalcature/

Louis Tracy, The Late Tenant, ★★★★: a volte mi piace riscoprire libri ormai dimenticati e sconosciuti e ho notato che molte volte, come in questo caso, rimango piacevolmente sorpresa. Fatevi un favore e riscoprite anche voi questo gioiellino di inizio Novecento. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/13/louis-tracy-the-late-tenant-1906/

Daniel H. Wilson, Robopocalypse, ★★: un altro post-apocalittico per questo mese di aprile, ma questa volta non ci siamo proprio. Bella l’idea di base per cui un’intelligenza artificiale si ribella all’uomo scatenando un’apocalisse guidata dai robot, male lo svolgimento. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/23/daniel-h-wilson-robopocalypse/

Perumal Murugan, Punacci, storia di una capra nera, ★★★★: una bella scoperta fatta alla fiera di Roma, il primo libro mai tradotto in italiano direttamente dalla lingua tamil. Una storia e uno stile lontani da quello a cui siamo abituati, ma non per questo mi hanno colpito di meno, anzi, forse è successo proprio il contrario. Recensione: https://sonnenbarke.wordpress.com/2023/04/23/perumal-murugan-punacci-storia-di-una-capra-nera/


Foto di Elena Mozhvilo su Unsplash.

Perumal Murugan, Punacci, storia di una capra nera

Questo libro mi ha incuriosito perché si tratta del primo romanzo tradotto in italiano direttamente dal tamil. Di solito i libri di autori indiani arrivano da noi passando per l’inglese, anche perché la maggior parte degli autori indiani che conosciamo scrivono direttamente in inglese. Mi aveva sempre incuriosito leggere un libro di un autore indiano che scrivesse in una delle tante lingue dell’India e grazie alla casa editrice Utopia questo è stato finalmente possibile.

Un giorno un vecchio incontra un uomo che gli regala una capretta nera appena nata. Il vecchio la porta a casa e la moglie la adotterà come se fosse una figlia. Punacci è veramente minuscola ed è tutta nera, contrariamente alla maggioranza delle capre che sono di solito bianche o tutt’al più marroni.

Questa è la sua storia, che l’autore racconta con maestria, passando senza soluzione di continuità da un punto di vista esterno al punto di vista della capretta stessa, pur mantenendo sempre una narrazione in terza persona.

Il romanzo attraversa tutte le fasi della vita di Punacci: gioiamo con lei, soffriamo con lei, finiamo per volerle bene proprio come la sua vecchia padrona, perché Punacci sembra farsi benvolere da tutti, lettore compreso.

Alla storia di Punacci si intreccia il racconto delle quotidiane tribolazioni del popolo tamil, costretto a subire le angherie del governo senza poter protestare né alzare la testa. Tanto che addirittura il governo impone di forare loro le orecchie, proprio come fa ai loro animali, per tenerne traccia.

«Avevano la bocca solo per tenerla chiusa. Avevano le mani solo per congiungerle in segno di obbedienza. Avevano le gambe solo per inginocchiarsi. La schiena solo per inchinarsi. Il corpo solo per prostrarsi. Tutti avevano imparato bene come comportarsi col governo.»

Dicono che Perumal Murugan sia uno dei maggiori scrittori indiani. Sicuramente leggerò altro di suo se Utopia deciderà di tradurre altri suoi libri.

Titolo: Punacci, storia di una capra
Titolo originale: பூனாச்சி அல்லது ஒரு வெள்ளாட்டின் கதை
Autore: Perumal Murugan
Traduttrice: Dorotea Operato
Casa editrice: Utopia
Pubblicazione originale: 2018
Numero di pagine: 154
Lingua originale: tamil