
Wilbur Smith, Uccelli da preda, Longanesi: È il 1667. Il conflitto navale tra l’Impero britannico e la Repubblica d’Olanda è al suo culmine e la guerra di corsa infuria a ogni latitudine. Sir Francis Courteney, al comando di una piccola flotta, incrocia al largo del Capo di Buona Speranza, ingaggiato dal re d’Inghilterra per intercettare i galeoni olandesi che tornano dalle Indie carichi di spezie, legnami pregiati e oro. Con lui c’è suo figlio Hal, forte, coraggioso, assetato di avventure e perennemente attratto dall’Africa, consapevole, forse, che su quella terra azzurra e calda si sta preparando il suo destino, e quello dei suoi discendenti…
Wilbur Smith, Dove finisce l’arcobaleno, TEA: L’anno è il 1935, lo sfondo è l’Etiopia. La missione consiste nel condurre quattro decrepite autoblindo per centinaia di chilometri di deserto ostile e selvaggio fino ai pozzi di Cialdi, nel cuore del territorio etiopico che sta per essere invaso da Mussolini. L’arduo compito è affidato a due avventurieri, un americano e un inglese che agiscono per denaro, a una giornalista che ha sposato la causa degli oppressi e a un giovane dignitario etiope mosso da nobili ideali. Una missione densa di ostacoli e colpi di scena che salderà i destini dei quattro protagonisti in un’unica avventura di coraggio, passione e libertà.
Tutti i libri di Wilbur Smith: https://it.wikipedia.org/wiki/Wilbur_Smith#Opere
Dambisa Moyo, La carità che uccide, BUR: A partire dagli anni Cinquanta fino ad oggi oltre mille miliardi di dollari sono stati elargiti alle disastrate economie africane. Ma la situazione è ancora difficile: cosa impedisce al continente di affrancarsi da una condizione di povertà cronica? Secondo l’economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, un’elemosina che, nella migliore delle ipotesi, costringe l’Africa a una perenne adolescenza economica che la rende dipendente dai Paesi ricchi, e, nella peggiore, contribuisce a diffondere la corruzione. L’alternativa è chiara: seguire l’esempio della Cina, che negli ultimi anni è riuscita a sviluppare una partnership sofisticata ed efficiente con molti Paesi della zona subsahariana.
Con le sue rivoluzionarie tesi, Dambisa Moyo pone l’Occidente di fronte ai pregiudizi che sono alla base delle sue “buone azioni”, e lo invita a liberarsene. Allo stesso tempo invita l’Africa a liberarsi dei cosiddetti “aiuti” occidentali che pretendono di essere il rimedio mentre costituiscono il virus stesso di una malattia curabile: la povertà.
Dambisa Moyo, La follia dell’Occidente, Rizzoli: Prostrato dalla crisi finanziaria, minato da politiche sconsiderate, afflitto da una popolazione sempre più anziana e impreparata, gravato da un debito pubblico esorbitante, il vecchio Occidente vacilla sull’orlo di un abisso. L’altra metà del mondo, invece, guidata da un manipolo di Paesi intraprendenti, ricchi di forza lavoro e di liquidità, sta spezzando la sua antica egemonia e punta a strappargli il primato economico, e non solo. La Cina, in apparenza inarrestabile, infrange ogni record di produttività, spianando la strada alla Russia, all’India, al Brasile, alla Corea del Sud. È troppo tardi per reagire?
Dambisa Moyo, economista acuta e controcorrente, ci spiega in questo libro le ragioni del nostro declino annunciato: dalla crisi dei mutui alla lotta globale per le risorse, dalla “bomba a orologeria” dei sistemi pensionistici alla grande sfida dello sviluppo tecnologico, dall’irresponsabilità delle banche alla compiacenza dei governi. Ci attendono tempi difficili e scelte sofferte — sostiene Moyo — ma forse non tutto è perduto. Nonostante i clamorosi errori dell’America e dell’Europa, è ancora possibile rimboccarsi le maniche e scommettere sull’intraprendenza, la determinazione, l’inventiva e la capacità di reagire che hanno sempre consentito all’Occidente di uscire vincitore dalle sfide più dure.