Andrea Camilleri, L’intermittenza, Mondolibri, Milano 2011. 171 pagine.
L’aggettivo che meglio definisce questo libro è “disturbante”. All’inizio sono stata tentata di mollarlo, ma poi ho perseverato, primo perché è Camilleri, secondo perché sono solo 171 pagine, e ne sono stata ripagata.
Camilleri ci porta questa volta nel mondo dell’imprenditoria, dove la gente è annoiata e non ha scrupoli, dove si pensa solo al profitto e al sesso, insomma in ultima analisi al piacere, di qualsiasi tipo esso sia. C’è moltissimo sesso in questo libro, moltissima imprenditoria marcia fino all’osso, molta violenza, molta incomprensione, molta superficialità. Un mondo dove non si vorrebbe vivere nemmeno pagati… ma aspetta, forse è proprio il mondo in cui stiamo vivendo. Naturalmente, Camilleri non vuole generalizzare, ma solo farci vedere che certa imprenditoria à la Berlusconi è così.
Un libro marcio, oserei dire. Perciò è normale che sia disturbante, ed è anche un bene, perché significa che l’autore sa scrivere davvero bene, per farci entrare e poi uscire disgustati da questo mondo marcio. Camilleri infatti si rivela un autore di altissimo livello, con una maestria davvero invidiabile. Questo romanzo suscita reazioni forti, e io credo che sia proprio quello che dovrebbe fare un romanzo di buon livello. Può piacere, come è piaciuto a me, o disgustare se ci si immedesima troppo nella storia, ma quello che penso è che non lasci in nessun caso indifferenti.