Non so se sono un po’ ignorante io o se realmente questo libro non sia tanto conosciuto in Italia; tuttavia, personalmente non ne avevo mai sentito parlare e l’ho scoperto solo grazie a un gruppo di lettura su Goodreads. A dire il vero non conoscevo nemmeno l’autore. Mi pare di capire che anche in patria, almeno all’inizio, sia stato un po’ ostracizzato dai moralisti benpensanti e che quindi questo libro non abbia inizialmente avuto molta fortuna, per poi essere rivalutato diversi anni dopo la morte dell’autore, come spesso accade.
Il romanzo è scritto sotto forma di diario: il dottor Glas, un giovane medico di Stoccolma, vi annota i suoi pensieri in un flusso di coscienza che parte pacato e posato, per poi farsi sempre più concitato e infine divenire quasi delirante.
Il dottor Glas non ama particolarmente le donne ed è anche abbastanza schifato dal concetto dell’atto sessuale, ha tuttavia avuto un amore in gioventù e da allora non ha più amato nessuna. Finché non ha incontrato la moglie del pastore Gregorius, che un giorno si reca nel suo ambulatorio per chiedergli di aiutarla.
In questo breve romanzo Söderberg tocca temi di grande importanza e di sicuro scandalo per l’epoca in cui è stato pubblicato: l’aborto, l’eutanasia, la violenza sessuale nella cornice matrimoniale, l’adulterio, l’assassinio e la sua apologia. Infatti, quello che il dottor Glas si chiede è: è giusto uccidere un uomo, se quell’uomo è un essere spregevole che fa soffrire una donna, sua moglie? In realtà, il romanzo è ben lungi dall’essere un’apologia dell’assassinio, ma il dottor Glas si pone questa domanda, pur non arrivando necessariamente a una risposta affermativa.
Il dottor Glas nel suo diario cita esplicitamente Raskol’nikov e Thérèse Raquin: fughiamo subito ogni dubbio dicendo che Glas non è Raskol’nikov e Söderberg non è Dostoevskij. Siamo lontani da quelle vette, anche, ma non solo, per l’estremità brevità di questo romanzo che quindi non permette l’approfondimento di Delitto e castigo. Detto questo per evitare che qualcuno si approcci al romanzo nella speranza di trovare un novello Dostoevskij, c’è però da dire che Söderberg scrive estremamente bene: ho trovato eccellente questo suo addentrarsi nella mente di Glas, che la forma diaristica ci permette di vedere in prima persona. Insomma, diciamo che non possiamo portare Dostoevskij (o Zola) a pietra di paragone, perché i livelli in questi due casi sono praticamente irraggiungibili, ma se non speriamo di trovare uno scrittore a quell’altezza avremo grande piacere nel leggere Il dottor Glas e nello scoprire i processi mentali e le opinioni (molto all’avanguardia per l’epoca) del protagonista. Per me, molto consigliato.
Titolo: Il dottor Glas
Titolo originale: Doktor Glas
Autore: Hjalmar Söderberg
Traduttrice: Maria Cristina Lombardi
Casa editrice: Lindau
Pubblicazione originale: 1905
Numero di pagine: 166
Lingua originale: svedese