Italo Svevo, Senilità

Italo Svevo, Senilità, Feltrinelli. Prima pubblicazione 1898.

Dopo una cinquantina di pagine volevo abbandonarlo, invece contrariamente al mio solito ho perseverato e ne sono molto contenta: non credo sia un capolavoro, ma è un libro molto bello.

Forse quando l’ho acquistato, anni fa (addirittura nel mio periodo fiorentino, parliamo di ben più di 10 anni fa!), sapevo di cosa parlasse, ma ora mi sono approcciata a questo romanzo non ricordando più niente della trama o dell’argomento. Quindi all’inizio ho pensato che il “leggero” fra i due fosse Emilio Brentani e non Angiolina, dato che non perde l’occasione di sottolineare che per lui è un’avventura e che non si vuole impegnare. Invece ben presto scopriamo che è proprio il contrario.

Emilio, che è forse un alter ego dell’autore (un impiegato-letterato), si innamora perdutamente, ma con un senso di possesso che ci fa pensare a tanti personaggi che troppo spesso salgono all’onore delle cronache. Emilio, sostanzialmente, non ama: Emilio vuole possedere, e basta. Angiolina è di sua proprietà. Lei però è una donna molto libera e anche libertina, in questo Svevo tratteggia un personaggio che a noi lettori del ventunesimo secolo sembra più moderno/contemporaneo che una donna di fine Ottocento. Ma lo fa per godersi la vita o si vende per bisogno? Probabilmente entrambe le cose.

È un romanzo in cui “non succede niente”, ma l’esplorazione psicologica del carattere di Emilio è eccezionale, e non ci si poteva aspettare di meno da Svevo. Molto bella la parte finale, in cui vediamo tutta l’ossessione di Emilio: nonostante la sorella Amalia sia in punto di morte, questi non rinuncia a vedere Angiolina, anzi in alcuni momenti ha in mente più lei che Amalia. Inoltre, si rende conto di non essersi accorto di tante cose riguardanti la sorella, in particolare non sa quando si sia ammalata: preso dall’ossessione passionale per Angiolina, ha visto veramente Amalia negli ultimi tempi?

Davvero bello.