Richard Marsh, The Seen and the Unseen – 1900

Richard Marsh, The Seen and the Unseen, Wikisource.

Di Richard Marsh avevo letto i bellissimi The Beetle e The Datchet Diamonds, due libri molto diversi tra loro, poi ho letto da qualche parte che The Seen and the Unseen sarebbe uno dei suoi libri migliori in quanto Marsh darebbe il meglio nei racconti, perciò quando l’ho trovato su Wikisource ho deciso che non potevo lasciarmelo scappare. È anche il primo libro che leggo per il mio giro del Novecento in letteratura.

Il livello di questi racconti è davvero molto alto e avrei dato pieni voti se non fosse stato per due racconti che, per quanto molto interessanti nella risoluzione, ho trovato estremamente noiosi in quanto parlano di due mondi per me privi di interesse, ovvero le corse dei cavalli e il rugby. Gli altri però sono bellissimi e a volte eccezionali.

Il mio preferito è senza dubbio il primo della raccolta, “A Psychological Experiment”. Due uomini si trovano insieme in una sorta di club: si parla di omicidi e suicidi e uno dei due, seccato e annoiato dalla conversazione, si trova a parlare con l’altro. Il tema della conversazione fra i due però non cambierà, anzi. È un racconto un po’ horror e un po’ weird, sicuramente molto inquietante. Ci sono un omicidio, animali striscianti, una misteriosa scatola, un assassino e la sua vittima. In effetti quello che avviene è un esperimento psicologico, come dice il titolo, e sia il risultato che soprattutto lo svolgimento sono davvero interessanti. L’angoscia è palpabile, l’orrore è strisciante come i rettili che fanno da comprimari nel racconto.

Mi è piaciuto moltissimo anche “The Photographs”, dove le protagoniste sono, appunto, delle strane fotografie fatte in una prigione. Un prigioniero viene fotografato per gli archivi della polizia, ma insieme a lui nelle foto sembra esserci sempre una donna che però, come testimoniano gli altri presenti alla sessione fotografica, non era assolutamente nella stanza quando sono state fatte le foto. Un fantasma? Anche questo un racconto inquietante, ma insieme anche romantico.

A seguire, “A Pack of Cards” e “The Violin” sono entrambi eccellenti anche se a questo punto la vena vagamente horror dei primi due racconti si perde e non comparirà più nel corso della raccolta. Nel primo racconto citato tutto ruota intorno a un mazzo di carte destinato a far vincere sempre il proprietario: evidentemente truccato, c’è però di mezzo anche un fantasma… forse. Un fantasma compare anche nel secondo racconto, dove un violino viene suonato da una persona che non si vede: suona sempre lo stesso pezzo, scritto da un amico del protagonista, il quale crede che l’amico scomparso sia tornato e stia appunto suonando il violino.

Mi è piaciuto moltissimo anche “A Double-Minded Gentleman”, storia di un doppelgänger o, come si direbbe oggi, di una dissociazione. Questo non ha niente di horror né ci sono fantasmi, ma ha del bizzarro e si vuole scoprire cosa sta succedendo. Chi sono i due uomini che sembrano due gocce d’acqua?

Infine, ho amato molto “The Houseboat”, dove tornano ad apparire dei fantasmi a bordo di una barca e i due protagonisti rivivono loro malgrado la scena di un omicidio accaduto qualche tempo addietro.

Non male gli altri racconti, fatti salvi appunto i due che dicevo all’inizio. C’è sempre qualcosa di inquietante e di sinistro nella maggior parte dei racconti (non proprio in tutti). Compare il sovrannaturale, ma compaiono anche i semplici casi della vita che rendono la vita bizzarra e le vicende incomprensibili ai protagonisti fino al disvelamento finale. Per me, Richard Marsh era un vero maestro ed è ingiustamente dimenticato.

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