Canne

Jean Toomer, Canne, Marsilio, 1993. Traduzione di Daniela Fink. Edizione con testo a fronte.

La prima impressione che si ha, e che accompagna fino alla fine, è che sia un libro strano.
Non è un romanzo. Non è un’opera narrativa classica. Non è poesia.

Il libro si presenta diviso in tre parti, staccate l’una dall’altra tramite un segno grafico, una linea curva.

La prima parte è ambientata nel paesaggio rurale della Georgia, e le protagoniste sono donne. La seconda parte è ambientata in città (soprattutto Washington e Chicago, secondo l’introduzione di Werner Sollors). La terza parte è qualcosa di completamente diverso, un lungo testo che alterna prosa a teatro, il cui protagonista è un afro-americano – un nero, nigger – proveniente dal Nord degli Stati Uniti ma trasferitosi al Sud.

Ma cos’è, insomma, questo libro?
Si struttura, nelle prime due parti, come raccolta di vignettes: «brevi scene impressioniste focalizzate su un momento, o che danno un’immagine incisiva di un personaggio, un’idea o un’ambientazione» (traduco a braccio dalla definizione di Wikipedia linkata). Vignettes narrative e poetiche.
I brani di prosa non sono di prosa tradizionale, nel senso che hanno anch’essi molto di poetico o, più precisamente, di musicale, rimandando ritmicamente agli spirituals dei neri americani. Richiami presenti anche nelle poesie.

Frasi brevi, ma non secche: semplicemente ritmiche. Ripetizioni, strutture circolari, rimandi all’interno dei singoli testi e del libro stesso.
Insomma, musica sotto forma di parole.

Il tessuto unitario è quello del mondo afro-americano (che allora, nel 1923, non era affatto afro-americano ma solo negro, nigger) e delle relazioni che intercorrono tra questo e il mondo ‘bianco’. Col cuore vicino ai neri. Molto vicino.

Difficile riassumere il contenuto di questo libro, dei singoli sketches, senza far perdere molte delle belle sensazioni che si possono provare solo leggendolo, e non raccontandolo. È un libro poetico, fatto di musica e immagini. Molto impressionista, nel senso che Toomer disegna con le parole.
Ma non tenue, no, per niente. Anzi, violento, come violenti erano ancora in quegli anni i rapporti fra bianchi e neri in America. Quella civilissima America dove discriminazioni e linciaggi erano ancora all’ordine del giorno. E, giustamente, non ci risparmia, questo libro.

Ma Jean Toomer, chi era? Nato come Nathan Eugene Toomer nel 1894 a Washington (morirà nel 1967), è considerato uno dei prinicapli esponenti della Harlem Renaissance, anche se qualcuno indica Canne come romanzo della Lost Generation. Poteva passare sia per afro-americano che per bianco, avendo sangue misto: diceva di avere «sette sangui diversi: francese, olandese, gallese, negro, tedesco, ebreo e indiano» (cito da qui).

Nell’introduzione, Werner Sollors cita un brano da Essentials, una collezione di aforismi di Toomer – un brano esemplificativo della sua filosofia:

«Io non sono di nessuna razza particolare. Sono della razza
umana, un uomo libero nel mondo umano,
a preparare una razza nuova.
Io non sono di nessuna regione specifica. Sono della terra.
Io non sono di nessuna classe particolare. Sono della classe
umana, preparo una nuova classe.
Io non sono né maschio né femmina e nemmeno tra i due.
Sono di sesso, con differenziazioni maschili.
Io non sono di uno speciale campo, sono del campo dell’essere.»

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Il libro è fuori catalogo, ma magari lo trovate in biblioteca o nei remainders. Vale veramente la pena. Altrimenti, c’è in inglese su Amazon (potete anche leggere la prima pagina online).

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Per approfondimenti:

§ una breve pagina in italiano sull’autore e su Canne (lo chiamano Canna – in effetti il titolo originale è Cane, al singolare)
§ le pagine dedicate a Toomer su Modern American Poetry: consiglio la biografia e gli Additional Poems, non sono amante della critica interpretativa, ma fate voi
§ un bel sito dedicato a Jean Toomer: ci trovate biografia, bibliografia, foto, poesie, compresi estratti (poetici e narrativi) da Canne
§ una recensione di Canne
§ l’introduzione di Arna Bontemps all’edizione di Cane che trovate su Amazon.

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[Se passi di qui, grazie, mein Schatz].

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